Le
acque dell'Adriatico hanno restituito a sorpresa i
resti di un velivolo risalente con tutta probabilità
alla seconda guerra mondiale. Il ritrovamento risale
a sabato scorso. La carlinga dell'aereo è rimasta
impigliata nelle reti di un peschereccio nello
specchio di mare antistante il porto di Chioggia, a
poche miglia dalla costa. Sul momento i membri
dell'equipaggio non hanno realizzato cosa fosse
accaduto. Una volta issate a bordo le reti, si sono
resi conto di essere incappati in un residuato
bellico. A quel punto non hanno potuto far altro che
informare la vicina Capitaneria di Porto.
Sono scattate rapidamente le operazioni di
ripescaggio del relitto. La Capitaneria ha allertato
la ditta specializzata nei recuperi dai fondali
marini. Non c'è voluto molto per individuare i resti
dell'aereo. Il velivolo è stato imbragato e
riportato a galla. Poi sono scattate le procedure di
messa in sicurezza. Il rottame è stato trasferito su
un'imbarcazione e trasferito a terra. Si trova
attualmente negli spazi della Capitaneria di Porto
di Chioggia, a disposizione dell'autorità
giudiziaria. Un primo dettagliato rapporto è stato
trasmesso al sostituto procuratore presso il
Tribunale militare di Padova Sergio Dini. Il
magistrato ha aperto un fascicolo atti relativi. Nei
prossimi giorni affiderà un incarico peritale ad un
ufficiale dell'Aeronautica militare. La consulenza
servirà a fare luce sulle caratteristiche
dell'aereo.
Il dossier fotografico predisposto dalla
Capitaneria di Porto su richiesta del magistrato ha
comunque già fornito precise indicazioni. Si
tratterebbe di un P 38 Lightning, uno dei velivoli
maggiormente utilizzati dall'aviazione americana nel
secondo conflitto. Nonostante siano trascorsi una
sessantina d'anni dall'abbattimento il relitto si
presenta ancora in discrete condizioni. È
notevolmente arrugginito ma il salso non ha
cancellato del tutto le insegne dell'aeronautica
statunitense. Dai fondali dell'Adriatico sono stati
recuperati la fusoliera, praticamente integra, e
parte delle ali. Il P 38 Lightning conserva ancora
cinque mitragliere. Sono stati recuperati persino
alcuni colpi inesplosi.
All'interno della carlinga non sono state
rinvenute tracce di resti umani. Evidentemente il
pilota era riuscito a lanciarsi con il paracadute
prima che l'aereo si inabissasse in Adriatico. Il
ritrovamento sarebbe avvenuto ad una modesta
profondità. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto
che la carlinga sia finita tra le reti del
peschereccio.
Costruito dalla Lockheed Company nel 1937,
assunse il nome di battaglia di "Lampo". Il primo
modello, il XP-38, solcò i cieli il 27 gennaio 1939.
Questo prototipo sperimentale venne poi sostituito
con una produzione in grande scala dal P-38 D,
dotato di un mitragliatore da 37 millimetri e di
altre quattro mitragliere da 12,7 millimetri.
Le prime consegne all'esercito americano
risalgono all'autunno 1941. Nel corso degli anni
successivi il velivolo è stato affinato fino alla
versione definitiva, il P 381 di cui vennero
costruiti quasi quattromila esemplari. Molti piloti
si distinsero in guerra grazie alle straordinarie
performances del cacciabombardiere. Era un aereo
dotato di buona manovrabilità ed ottima resistenza
ai voli di lunga durata. Il P 381 riusciva a
rimanere in quota anche per dodici ore consecutive
con un unico carico di carburante. Eccelleva in
particolare nei combattimenti notturni e si
dimostrava efficace nelle operazioni d'attacco. «Era
un aereo meraviglioso - così lo ricordava Charles
MacDonald, l'asso dell'aeronautica americana - il
migliore che io abbia mai pilotato durante la
guerra. Forniva prestazioni eccezionali nelle fasi
di decollo. Ne ho apprezzato anche la velocità in
volo, la maneggevolezza e la potenza di fuoco verso
gli obiettivi nemici».