Come è strana la
vita. La prima volta che sentii parlare di “recuperi subacquei” fu quando
avevo all’incirca 6 anni. Di certo non avevo la più pallida idea di quello
che mia nonna, all’epoca, mi stesse raccontando: uomini che sfidavano il
mare per recuperare chissà quale tesoro sommerso, navi, anfore... Per la
bambina che ascoltava, quelle parole non erano altro che una meravigliosa
favola del mare, raccontata da una nonna che di libri di poesie, storie e
fiabe ne scriveva davvero molti. Soltanto 25 anni dopo, quando vivere il
mare era oramai una quotidianità, scoprii la vera origine di quelle “storie
di palombari” che tanto mi avevano affascinato da piccola. Mia madre,
sapendo di alcuni miei studi sulle gesta dei palombari dell’Artiglio, un
giorno mi presenta due libercoli che sapevano di “vecchio”. E antichi, se 50
anni possono essere sufficienti per definirli tali, lo erano per davvero:
“Diario di scavo a bordo dell’Artiglio” scritto da Nino Lamboglia e datato
Marzo 1950, un estratto che venne pubblicato allora dell’Istituto di Studi
Liguri e che riportava il prezzo di 100 lire e “Il Museo Navale Romano di
Albenga” sempre a firma di Nino Lamboglia anch’esso datato 1950. Insieme ai
fascicoli, mia mamma racconta anche la storia di nonna che all’epoca aveva
avuto la fortuna di incontrare e conoscere alcuni dei palombari
dell’Artiglio, impegnati in quel recupero di anfore che è oggi identificato
come la nascita dell’Archeologia Subacquea moderna. Oggi custodisco questi
due libercoli come una delle mie cose più preziose, nel ricordo di una nonna
scrittrice e con la quale avrei voluto avere più tempo per parlare.........
.......
A conferma
dell’interesse sull’argomento dell’archeologia subacquea e della sua tutela,
vi riportiamo qui di fianco le immagini presentate proprio durante l’ultimo Eudi , un progetto di salvaguardia del patrimonio archeologico subacqueo da
parte della Regione Liguria.