Fin
dall’antichità le vie di mare hanno
visto un crescente traffico
marittimo, in campo mercantile e
militare, consentendo comunicazioni
e trasporti più veloci nell’intero
bacino del Mediterraneo, superando
distanze e confini e permettendo
l’instaurarsi di relazioni di natura
economica, sociale e politica fra le
diverse genti di tre continenti. La
consapevolezza della ricchezza di
beni di interesse storico e
archeologico situati in fondo al
mare, unitamente alla diffusione
della pratica subacquea e alle nuove
possibilità tecnologiche, ci
impongono una collaborazione con le
Istituzioni, segnalando
correttamente ogni area di possibile
interesse storico e archeologico.
Questo è ancor più importante per
evitare ogni possibile manomissione
o intervento che pregiudichi
l’integrità del sito sommerso,
soprattutto in termini di prelievi
impropri.
La nuova tendenza dell’archeologia
subacquea moderna privilegia la
conoscenza in situ del bene
sommerso, piuttosto che il suo
recupero in superficie. In
quest’ottica la tutela e
salvaguardia dipendono strettamente
dalla conoscenza della natura e
delle caratteristiche del bene da
tutelare. Ad esempio riconoscere la
tipologia dei principali manufatti
in relazione all’area geografica
indagata e al periodo storico di
riferimento, anche in funzione delle
possibili alterazioni determinate
dalla giacitura su particolari
fondali (come processi di
concrezionamento sul fondale
marino)....
E
ancora....
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Il testo integrale è
presente all'interno del
mese di
Ottobre 2005
della rivista
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