- per gentile concessione del DAN EUROPE -
Nonostante siano state ripetutamente modificate e migliorate sia le
procedure per la risalita che gli algoritmi per il calcolo della
decompressione utilizzati dalle tabelle e dai computer subacquei durante
gli ultimi 40 anni, nel corso dei quali l’immersione subacquea è
diventata uno sport molto popolare, e nonostante l’impiego dei computer
subacquei, che sono diventati di uso molto comune, tuttavia l’incidenza
della Patologia Da Decompressione di tipo neurologico nei subacquei
ricreativi è migliorata solo di poco.
Ciò può
essere addebitato alle procedure di immersione attualmente in uso e cioè
a fattori quali la velocità di risalita e le soste di decompressione a
bassa profondità, le quali evidentemente non forniscono tempi
sufficienti a far sì che i tessuti veloci scarichino abbastanza azoto
durante le fasi critiche dell’immersione, con susseguente formazione di
bolle e comparsa di casi di PDD.
L'efficacia dell’impiego delle tappe di
decompressione nel ridurre i rischi di PDD è stata dimostrata dal
fisiologo scozzese John Scott Haldane fin dal 1908.
All’epoca furono individuati dei tessuti cosiddetti veloci, con tempi di
emisaturazione di azoto rispettivamente di 5, 10 e 20 minuti e dei
tessuti lenti, con tempi di 40, 60 e 120 minuti (l’emisaturazione è il
tempo che occorre perché un tessuto si riempia di azoto per metà; per la
saturazione totale, poi, occorrerà un tempo pari a circa sei volte il
tempo di emisaturazione).
L’ipotesi fu che l’eccesso di azoto disciolto in questi tessuti nel
corso dell’immersione, durante la risalita potesse indurre la formazione
di bolle in circolo, con susseguenti segni e sintomi di PDD.
In
passato, quindi, la maggior parte dei tentativi per impedire la PDD si
sono fondati sull'ipotesi di Haldane, che ha basato i suoi calcoli sul
tessuto con 5 minuti di tempo di emisaturazione, portato poi a 6 minuti
dalle successive elaborazioni matematiche effettuate dalla U.S. Navy.
I
risultati ricavati dall’analisi della vasta esperienza subacquea della
U.S. Navy suggerì poi che i tessuti lenti accumulano l’azoto, fungendo
quindi da serbatoi di gas disciolto e risultando quindi i maggiori
responsabili dei sintomi da decompressione.
L’idea
fu quindi quella di proteggere dalla sovrasaturazione i tessuti veloci
aggiungendo, nel computo dei calcoli, anche tessuti con tempi di
emisaturazione molto più lunghi tant’è che le tabelle di Buhlmann,
utilizzate come algoritmi nella progettazione di alcuni dei più recenti
computer subacquei, comprendono ben 16 tessuti, dei quali il più lento è
quello con 635 minuti di emisaturazione.
Per
molte decadi, in seguito agli studi effettuati dalla U.S. Navy, fu
empiricamente impiegato nelle immersioni in curva di sicurezza un
modello di risalita senza soste, alla velocità di 18 metri al minuto.
Più
recentemente, per ridurre l’incidenza delle PDD nelle immersioni
ricreative, la velocità di risalita è stata ridotta a soli 9 mt./min. ed
è stata aggiunta una cosiddetta “sosta di sicurezza” di 3-5 minuti a 5
metri, ma neanche ciò è stato in grado di eliminare del tutto problemi
di tipo decompressivo.
Durante
un’immersione a 30 mt. della durata di 25 minuti i compartimenti
tessutali con tempi di emisaturazione di 5 e 10 minuti raggiungono un
elevato grado di saturazione e la tabella originale di Haldane
prevedeva, per un’immersione di questo tipo, soste a 9, 6 e 3 metri per
un tempo totale di risalita di 19 minuti.
Oggigiorno, invece, con le procedure comunemente impiegate, che come
abbiamo già visto consistono in una risalita alla velocità di 9 metri al
minuto e di una sosta di sicurezza di 3 minuti a 5 metri, un subacqueo
ricreativo in pratica ci impiega solo circa 6-7 minuti a raggiungere la
superficie.
Questo,
quindi, potrebbe in certi casi risultare un tempo troppo breve per
consentire la desaturazione di un tessuto veloce, che avrà nel frattempo
raggiunto un elevato grado di saturazione.
L’esperienza accumulata nel soccorso dei subacquei ricreativi indica che
il 65% dei casi di PDD è di tipo neurologico, cioè coinvolge il midollo
spinale, che è un tessuto con un tempo di emisaturazione di soli 12,5
minuti.
Per
consentire la desaturazione di questi tessuti critici ed evitare PDD di
tipo neurologico sono necessari quindi tempi di risalita maggiori.
Analizzando l'esperienza accumulata dai cercatori di perle e, più
recentemente quella dei cosiddetti “subacquei tecnici”, i quali hanno
reintrodotto l’impiego di una sosta profonda nel corso delle loro
immersioni, ne scaturisce che apparentemente questa sosta comporta un
certo beneficio.
Il DAN
ha quindi voluto verificare l'ipotesi secondo la quale una “Deep Stop”
potrebbe essere efficace nell'impedire PDD di tipo neurologico nelle
immersioni ricreative ed ha effettuato uno studio preliminare su 22
subacquei volontari per esaminare gli effetti delle diverse velocità di
risalita e della tappa di decompressione profonda sulla formazione delle
bolle circolanti rilevate con il sistema Doppler, comparandola con la
saturazione dei tessuti prevista dal computer subacqueo.
E’ stata quindi programmata una serie di
due immersioni consecutive a 25 metri di profondità, separate da un
intervallo di superficie di 3h e 30min., la prima di 25 e la seconda di
20 minuti; tra le varie serie di immersioni da effettuare è stato
inoltre previsto un intervallo di almeno 7 giorni.
Nel
corso di queste immersioni i subacquei hanno seguito 8 diversi profili
di risalita pianificati secondo il seguente schema:
·
La
velocità di risalita, rispettivamente di 3, 10 e 18 mt./min. è stata di
volta in volta abbinata con una risalita diretta senza tappe (con
l’unica esclusione della risalita diretta alla velocità di 18 mt./min.
perché ritenuta troppo rischiosa), con una tappa a soli 6 metri di
profondità e con tappe sia a 15 che a 6 metri, per un totale, quindi, di
8 diversi profili (Tab 1).
Durante queste normali immersioni di tipo ricreativo i subacquei sono
stati monitorati usando la cosiddetta “black
box”, un computer subacqueo con il
quadrante oscurato, così che i sub non potessero vedere e quindi
influire sui dati registrati.
Dopo
ciascuna immersione è stato misurato il numero di bolle circolanti
mediante un rilevatore Doppler applicato a livello precordiale ad
intervalli minimi di 15 minuti per i primi 90 minuti successivi e fino a
48 ore dopo l’ultima immersione effettuata.
Così
come era avvenuto anche negli altri studi effettuati applicando il
rilevatore Doppler, i segnali di bolle a livello precordiale non sono
comparsi se non dopo 30-40 minuti dal termine dell’immersione.
Dopo la
seconda immersione sono state rilevate bolle nell’85% dei casi
esaminati.
Di
questi, sebbene il 18% siano state classificate come bolle appartenenti
ai valori inferiori della Scala Spencer, cioè di grado1-2, il 67% erano
invece bolle di grado elevato (equivalenti ai valori 3-4 della Scala di
Spencer).
Per determinare uno
specifico indice di stress di decompressione, è stato inoltre definito
un "indice di conteggio delle bolle” (BSI) per un ogni profilo
sperimentale di immersioni (prima immersione più ripetitiva).
Saturazione dei
Tessuti Veloci e Classificazione delle Bolle dopo i diversi
profili di immersione
|
Velocità di Risalita
|
Stop
|
Saturazione (%)media del Tessuto da 5 min.
|
Saturazione (%)media del Tessuto da 10 min.
|
BSI
(ESS/SS)
|
Tempo Totale di Risalita
|
3 m/min (Profilo 2)
|
No Stop
|
48
|
75
|
8.78 / 9.97
|
8
|
3 m/min (Profilo 5)
|
6 mt./ 5 min
|
30
|
60
|
8.10 / 10.04
|
13
|
3 m/min (Profilo 8)
|
15 + 6 mt /5 min
|
22
|
49
|
3.50 / 4.53
|
18
|
10 m/min (Profilo 1)
|
No Stop
|
61
|
82
|
7.51 / 8.46
|
2.5
|
10 m/min (Profilo 4)
|
6 mt / 5 min
|
43
|
65
|
5.39 / 7.07
|
7.5
|
10m/min (Profilo 6)
|
15 + 6 mt /5 min
|
25
|
52
|
1.79 / 2.50
|
12.5
|
18 m/min (Profilo 3)
|
6 mt / 5 min
|
42
|
60
|
7.41 / 8.78
|
6.5
|
18 m/min (Profilo 7)
|
15 + 6 mt /5 min
|
28
|
55
|
3.25 / 4.64
|
11.5
|
tabella esplicativa delle immersioni effettuate dai subacquei volontari
con velocità di risalita di 3, 10 e 18 mt./min con e senza soste.
Concordemente all’ipotesi fatta, è stato rilevato che la presenza delle
bolle è
direttamente collegata con la sovrasaturazione critica dei tessuti più
veloci, quelli cioè con tempi di emisaturazione che vanno dai 5 ai 20
minuti, piuttosto che di quella dei tessuti più lenti e che sono quindi
proprio i tessuti più veloci quelli che si rivelano critici nella fase
di risalita; più veloce è il tessuto (cioè 5 contro 10 minuti, 10 contro
20 minuti), maggiore il numero di bolle rilevate.
Nel
corso dello studio non sono stati evidenziati sintomi di patologia da
decompressione.
Il più
alto indice di bolle registrato per ciascuna sequenza di immersioni è
stato rilevato per le risalite dirette senza stop, mentre l’indice più
basso è relativo alle risalite effettuate alla velocità di 10mt./min. e
con soste sia a 15 che a 6 metri.
L'introduzione di una sosta a 15 mt. di profondità sembra quindi far
diminuire significativamente il grado di stress decompressivo dei
compartimenti tessutali, come osservato sia dal numero di bolle rilevate
con il sistema Doppler che con le tensioni di gas tessutali registrati
dai computer subacquei nei tessuti da 5 e 10 minuti di emisaturazione.
In tal
modo è stato appurato che effettuando sia una sosta profonda che una a
bassa profondità per evitare livelli di sovrasaturazione dei tessuti più
veloci, si riduce lo stress decompressivo e si riduce il grado di bolle
rilevato con il sistema Doppler rispetto sia alle risalite di tipo
diretto che alle risalite con una sola sosta fatta a bassa profondità.
Sebbene
sia le variazioni nella velocità di risalita che le soste di sicurezza
provochino modifiche individuali nei gradi delle bolle rilevate nei
subacquei, come chiaramente indicato nella tabella II, i punteggi più
bassi sono stati ottenuti solo tramite l'aggiunta di una sosta profonda
di 5 min. a 15 mt. (profilo 6).
Per
contro, i picchi di bolle più elevati sono stati rilevati dopo risalita
diretta alla superficie con velocità di 3 mt./min. senza alcuna sosta
(profilo 2).
Tali
punteggi elevati, negli studi precedenti effettuati da altri autori,
sono stati messi in relazione con un elevato rischio di PDD.
Tabella II –
Incidenza di rilevazione Doppler di Bolle dopo I diversi
profili di immersione
|
Profilo di
immersione
|
BSI
(ESS / SS)
|
% Grado 0
|
%
Grado Basso
|
% Grado Alto
|
% Grado Molto Alto
|
1 – 1R
|
7.51 / 8.46
|
9.7
|
63.9
|
17.4
|
9.0
|
2 – 2R
(peggiore)
|
8.78 / 9.97
|
10.0
|
50.6
|
19.4
|
20.0
|
3 – 3R
|
7.41 / 8.78
|
16.0
|
56.2
|
19.8
|
8.0
|
4 – 4R
|
5.39 / 7.07
|
18.6
|
62.8
|
10.9
|
5.7
|
5 – 5R
|
8.10 / 10.04
|
5.1
|
65.4
|
19.2
|
10.9
|
6 – 6R
(migliore)
|
1.79 / 2.50
|
64.7
|
33.3
|
2.0
|
0.0
|
7 – 7R
(2° migliore)
|
3.25 / 4.64
|
34.5
|
64.3
|
1.2
|
0.0
|
8 – 8R (3° migliore)
|
3.50 / 4.53
|
33.3
|
63.1
|
3.6
|
0.0
|
Di conseguenza, questo studio ha
dimostrato che una risalita lenta e lineare può produrre più bolle che
una risalita più veloce con l’aggiunta di due soste, una profonda ed una
a bassa profondità.
E’ stato inoltre dimostrato che il metodo
migliore per ridurre la produzione delle bolle, cosa che si verifica
normalmente dopo la riemersione, è la combinazione tra: una velocità di
risalita di 10 mt./min., una sosta effettuata circa alla metà della
profondità massima raggiunta ed una sosta a 5 mt. per 3-5 minuti.
Queste osservazioni suggeriscono che è
necessario riesaminare le strategie per la decompressione dei
compartimenti tessutali più veloci se si vuole migliorare la sicurezza
dell’immersione.
L'introduzione di una deep stop durante la
risalita sembra fare diminuire significativamente il numero di bolle
registrate con il sistema Doppler e la tensione tessutale di azoto nei
tessuti veloci, che potrebbe essere correlata con gli scambi gassosi che
avvengono a livello spinale.
Gli autori concludono quindi che la deep
stop potrebbe ridurre significativamente l’incidenza di patologia Da
Decompressione di tipo neurologico.
Ulteriori studi dovrebbero comunque essere
effettuati per provare la correlazione diretta tra la riduzione delle
bolle rilevate a livello precordiale, la tensione tessutale nei
cosiddetti compartimenti veloci e la comparsa di PDD.
Queste osservazioni e conclusioni sono
relative soltanto ai profili di immersioni ricreative studiati.
I risultati di questa sperimentazione,
quindi, al momento non possono essere estrapolati ed applicati ad
immersioni programmate per profondità maggiori e per tempi prolungati
senza ulteriori studi ed analisi più specifiche.
La versione integrale dello studio sulla Deep Stop:
“L’impiego
della Deep Stop durante la risalita da
25 mt. di profondità riduce significativamente sia
il numero di bolle rilevate con il sistema Doppler che le tensioni
tessutali di azoto evidenziate dal computer subacqueo nei tessuti da 5 e
10 minuti di emisaturazione” è consultabile sul sito:
www.daneurope.org