FONTE
Venerdì, 8 Agosto 2003


ARCHEOLOGIA Quasi mezzo millennio fa, nel 1509, il Senato decise di affondare la flotta del Garda per non lasciarla ai nemici
A tu per tu con la galea veneziana di Lazise
Parte il recupero. Resta il dubbio se portarla in Arsenale o creare un parco subacqueo per i turisti
 
Lazise

NOSTRO INVIATO

«Distruggete la flotta! Nessuna delle gloriose navi di San Marco deve cadere in mano ai nemici». L'ordine del Senato della Serenissima Repubblica arrivò perentorio all'inizio di giugno 1509 al Capitano da Lago di stanza a Lazise, piccola piazzaforte veneziana sulla sponda veronese del lago di Garda. Era stato lo stesso Capitano, pochi giorni prima, a chiedere come avrebbe dovuto comportarsi dinanzi all'avanzata delle truppe francesi. Era quello l'effetto disastroso per la Serenissima, retta in quegli anni dal doge Leonardo Loredan, prodotto dalla cosiddetta Lega di Cambrai costituitasi nel 1508 tra le grandi potenze europee, coordinate e aizzate dal Papa Giulio II, per fermare lo strapotere della laica Venezia, in cui il successore di Pietro vedeva la forza del Male e nel suo doge "il satanasso in persona".

La disfatta delle truppe veneziane ad Agnadello, nel Cremonese, aveva fatto dilagare i francesi nei "Domini di Terraferma". Salò era persa, e così Lonato, Riva e Torbole. Il lago di Garda cominciava a "farsi stretto" per i veneziani. Rimaneva Lazise con la dogana, il piccolo arsenale e la flotta: una galea e due fuste per il pattugliamento del Garda. Lo stato delle cose non dava possibilità a scelte diverse da un'immediata ritirata. Col cuore spezzato dal dolore il Capitano da Lago fece portare la galea e una delle due fuste a poche centinaia di metri dal porto di Lazise, ed eseguì gli ordini. Le due navi furono incendiate e affondate, mentre il Capitano raggiungeva Garda e di qui, a cavallo, prima a Verona e poi a Venezia.

Cinquecento anni dopo il loro affondamento una delle navi della flotta veneziana del Garda potrebbe finalmente tornare alla "madre" Venezia. Ieri mattina, al centro congressi La Meridiana del Gruppo Italiano Vini a Lazise, Luigi Fozzati direttore di Nausicaa (il nucleo di archeologia subacquea della soprintendenza del Veneto), con l'archeologo subacqueo e navale Massimo Capulli, lo storico navale Mauro Bondioli, il fotografo Giorgio Merighi, e i tecnici della Dario Silenzi srl e della Edil Quattro srl per l'assistenza, ha presentato l'ambizioso progetto di studio e recupero della galea di Lazise (o forse una fusta, che è una galea un po' più piccola). La nave era stata individuata alla fine degli anni '50 del secolo scorso, e poi oggetto di studio con alcune campagne di ricerca curate dal museo di Scienze Naturali di Verona (1962-1968), dalla soprintendenza del Veneto (1990-91, e 1996), e di una tesi di laurea all'università Ca' Foscari (1998).

L'idea di recuperare la galea di Lazise non è nuova. Ma stavolta sembra che sia proprio quella buona perché la soprintendenza ha trovato un grupo di aziende decise a sostenere la delicata operazione si studio e valorizzazione (con recupero) della prestigiosa nave da guerra veneziana.

Il progetto si articolerà in tre fasi: completamento delle indagini archeologiche subacquee; pubblicazione monografia; sistemazione dei reperti e musealizzazione. Si inizia il 2 settembre (e si andrà avanti per 15 giorni consecutivi) con il completamento delle indagini archeologiche subacquee relative alla architettura navale del relitto. «Lo scavo», spiega Capulli, «permetterà la completa messa in luce del relitto e consentirà di produrre documentazione video-fotografica; di poter effettuare dei prelievi del legno per analisi e soprattutto di eseguire un rilievo fotogrammetrico dell'intero scafo, nonché un rilievo diretto di alcuni elementi strutturali».La seconda fase sarà invece costituita dalla pubblicazione (prevista per dicembre) di una monografia che raccolga tutte le conoscenze relative al relitto e alla sua storia. «Il libro», sottolinea Fozzati, «nasce quale coronamento di un articolato percorso di studi che ha consentito sia di riscoprire un marginale risvolto bellico della nostra storia, sia di conoscere nel dettaglio la complessa architettura navale di una nave lunga di epoca medievale».

Nella terza fase (primavera 2004) si procederà alla sistemazione dei nuovi reperti, nonché di quelli recuperati nelle campagne precedenti, ed eventualmente verrà organizzata una mostra fotografica, preludio alla musealizzazione: ma qui la decisione finale è non è stata ancora presa e molto dipenderà dai costi dell'operazione. La fusta potrebbe essere lasciata lì dov'è, e diventare il fulcro di un parco archeologico subacqueo di Lazise con visite guidate in immersione al relitto. Oppure potrebbe prendere la via dell'Arsenale di Venezia, nel costituendo grande museo nazionale di archeologia navale.

Graziano Tavan


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