Lazise
NOSTRO INVIATO
«Distruggete
la flotta! Nessuna delle gloriose navi di San Marco deve cadere in mano
ai nemici». L'ordine del Senato della Serenissima Repubblica arrivò
perentorio all'inizio di giugno 1509 al Capitano da Lago di stanza a
Lazise, piccola piazzaforte veneziana sulla sponda veronese del lago di
Garda. Era stato lo stesso Capitano, pochi giorni prima, a chiedere come
avrebbe dovuto comportarsi dinanzi all'avanzata delle truppe francesi.
Era quello l'effetto disastroso per la Serenissima, retta in quegli anni
dal doge Leonardo Loredan, prodotto dalla cosiddetta Lega di Cambrai
costituitasi nel 1508 tra le grandi potenze europee, coordinate e
aizzate dal Papa Giulio II, per fermare lo strapotere della laica
Venezia, in cui il successore di Pietro vedeva la forza del Male e nel
suo doge "il satanasso in persona".
La
disfatta delle truppe veneziane ad Agnadello, nel Cremonese, aveva fatto
dilagare i francesi nei "Domini di Terraferma". Salò era
persa, e così Lonato, Riva e Torbole. Il lago di Garda cominciava a
"farsi stretto" per i veneziani. Rimaneva Lazise con la
dogana, il piccolo arsenale e la flotta: una galea e due fuste per il
pattugliamento del Garda. Lo stato delle cose non dava possibilità a
scelte diverse da un'immediata ritirata. Col cuore spezzato dal dolore
il Capitano da Lago fece portare la galea e una delle due fuste a poche
centinaia di metri dal porto di Lazise, ed eseguì gli ordini. Le due
navi furono incendiate e affondate, mentre il Capitano raggiungeva Garda
e di qui, a cavallo, prima a Verona e poi a Venezia.
Cinquecento
anni dopo il loro affondamento una delle navi della flotta veneziana del
Garda potrebbe finalmente tornare alla "madre" Venezia. Ieri
mattina, al centro congressi La Meridiana del Gruppo Italiano Vini a
Lazise, Luigi Fozzati direttore di Nausicaa (il nucleo di archeologia
subacquea della soprintendenza del Veneto), con l'archeologo subacqueo e
navale Massimo Capulli, lo storico navale Mauro Bondioli, il fotografo
Giorgio Merighi, e i tecnici della Dario Silenzi srl e della Edil
Quattro srl per l'assistenza, ha presentato l'ambizioso progetto di
studio e recupero della galea di Lazise (o forse una fusta, che è una
galea un po' più piccola). La nave era stata individuata alla fine
degli anni '50 del secolo scorso, e poi oggetto di studio con alcune
campagne di ricerca curate dal museo di Scienze Naturali di Verona
(1962-1968), dalla soprintendenza del Veneto (1990-91, e 1996), e di una
tesi di laurea all'università Ca' Foscari (1998).
L'idea
di recuperare la galea di Lazise non è nuova. Ma stavolta sembra che
sia proprio quella buona perché la soprintendenza ha trovato un grupo
di aziende decise a sostenere la delicata operazione si studio e
valorizzazione (con recupero) della prestigiosa nave da guerra
veneziana.
Il
progetto si articolerà in tre fasi: completamento delle indagini
archeologiche subacquee; pubblicazione monografia; sistemazione dei
reperti e musealizzazione. Si inizia il 2 settembre (e si andrà avanti
per 15 giorni consecutivi) con il completamento delle indagini
archeologiche subacquee relative alla architettura navale del relitto.
«Lo scavo», spiega Capulli, «permetterà la completa messa in luce
del relitto e consentirà di produrre documentazione video-fotografica;
di poter effettuare dei prelievi del legno per analisi e soprattutto di
eseguire un rilievo fotogrammetrico dell'intero scafo, nonché un
rilievo diretto di alcuni elementi strutturali».La seconda fase sarà
invece costituita dalla pubblicazione (prevista per dicembre) di una
monografia che raccolga tutte le conoscenze relative al relitto e alla
sua storia. «Il libro», sottolinea Fozzati, «nasce quale coronamento
di un articolato percorso di studi che ha consentito sia di riscoprire
un marginale risvolto bellico della nostra storia, sia di conoscere nel
dettaglio la complessa architettura navale di una nave lunga di epoca
medievale».
Nella
terza fase (primavera 2004) si procederà alla sistemazione dei nuovi
reperti, nonché di quelli recuperati nelle campagne precedenti, ed
eventualmente verrà organizzata una mostra fotografica, preludio alla
musealizzazione: ma qui la decisione finale è non è stata ancora presa
e molto dipenderà dai costi dell'operazione. La fusta potrebbe essere
lasciata lì dov'è, e diventare il fulcro di un parco archeologico
subacqueo di Lazise con visite guidate in immersione al relitto. Oppure
potrebbe prendere la via dell'Arsenale di Venezia, nel costituendo
grande museo nazionale di archeologia navale.
Graziano Tavan
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