
Conclusa la spedizione MedSharks 2005
Il maltempo condiziona la ricerca
ma le due italiane scoprono una nuova “baia degli squali”
Si è conclusa la spedizione 2005 del
progetto MedSharks plumbeus, la prima ricerca sugli squali nel loro
ambiente naturale mai intrapresa nel Mediterraneo.
Pesante il condizionamento del maltempo sulla fase operativa, che ha
svuotato la “culla degli squali” per due settimane. Una serie di
perturbazioni eccezionali per il periodo ha infatti indotto gli squali
ad allontanarsi dalla piccola baia turca, identificata dalle due
ricercatrici italiane come una delle ultime zone nursery dello squalo
grigio nel Mediterraneo, l’unica finora conosciuta.
Gli animali non si sono fatti avvicinare a sufficienza da consentire ai
ricercatori la marcatura con i “pop-up tags” satellitari che avrebbero
potuto svelarne le rotte migratorie.
L’impossibilità di avvicinare gli squali non ha consentito la raccolta
di campioni per l’analisi del DNA, necessaria per tentare di stabilire
se gli esemplari che frequentano la baia facciano parte di una
popolazione a “numero chiuso”, particolarmente sensibile pertanto a
qualunque elemento di disturbo, o se invece la baia rappresenti un punto
di incontro di animali che vivono anche in altre zone del Mediterraneo o
forse addirittura dell’Atlantico.
Nonostante le difficoltà MedSharks 2005 si chiude con un bilancio
ampiamente positivo e con due straordinarie scoperte scientifiche.
Nel corso delle esplorazioni di routine compiute alla ricerca degli
squali e dei loro piccoli è stata scoperta una nuova “baia degli squali”
a poca distanza da quella ormai nota alle ricercatrici italiane. La
seconda baia ospita i pesci chitarra, specie di passaggio fra razze e
squali. La scoperta è estremamente importante per la comunità
scientifica, piochè i pesci chitarra, specie estremamente schiva, sono
ormai scomparsi quasi ovunque dal Mediterraneo.
L'’esatta localizzazione di entrambe le baie è mantenuta segreta per
assicurare protezione a queste specie, entrambe ritenute a rischio di
estinzione.
Grazie alle segnalazioni dei pescatori del luogo, le ricercatrici hanno
inoltre identificato due esemplari del rarissimo squalo volpe occhione,
finiti accidentalmente nelle reti. Di questa specie sino ad oggi erano
stati avvistati solo sei esemplari in tutto il Mediterraneo.
Entrambe le scoperte saranno presentatE alla comunità scientifica
internazionale al prossimo congresso EEA - European Elasmobranch
Association, che riunisce i maggiori ricercatori di squali e razze del
mondo.
Le condizioni ottimali della prima settimana di lavoro, prima che
giungesse la imprevista perturbazione, hanno consentito di raccogliere
un ricco bottino di immagini e video, mediante il quale le italiane sono
riuscite ad identificare quasi trenta squali. L’analisi minuziosa dei
particolari che caratterizzano ciascun esemplare ha reso possibile il
riconoscimento di una decina di “vecchie conoscenze”, ovvero di squali
già inclusi nel database di MedSharks e fotografati negli anni
precedenti.
La spedizione MedSharks 2005 ha ospitato Ramon Bonfil, uno degli esperti
di squali bianchi più noti al mondo.
Conclusa la fase operativa in Turchia, MedSharks rivolgerà la propria
attenzione alle acque italiane. Quest’estate le ricercatrici si
recheranno in Sicilia dove, dopo molti anni, è stata segnalata la
presenza di squali grigi. La spedizione cercherà di verificare queste
informazioni e, nel caso in cui risultassero veritiere, tenterà la
marcatura degli animali per conoscerne le rotte migratorie.
Decimate nei decenni dalla pesca intensiva e dallo stravolgimento
dell'habitat, quasi tutte le specie di razze e squali presenti in
mediterraneo sono ormai divenute rare.
Come i leoni o le tigri, di cui sono l’equivalente marino, gli squali
svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio e la salute dei mari, in
quanto predatori che si cibano di animali malati o inadatti a
sopravvivere e perpetuare la specie. Si riproducono molto avanti negli
anni e fanno pochi piccoli. Contrariamente alle credenze comuni, un mare
senza squali non è un mare più sicuro per l’uomo, ma soltanto la spia di
un mare malato, che ha perso il suo equilibrio naturale tra prede e
predatori.
Della quarantina di specie di squali che vivono nel Mediterraneo solo
pochissime possono considerarsi pericolose per gli uomini. In
particolare lo squalo grigio si nutre di piccoli pesci, molluschi e
crostacei e non rappresenta quindi in alcun modo un pericolo da temere.
Ad oggi le conoscenze scientifiche sugli squali sono ancora
incredibilmente scarse, in particolare sulle specie del Mediterraneo.
Pochi i dati sui luoghi in cui vivono, sulle traiettorie delle loro
migrazioni, sulle modalità e le aree di riproduzione. Gli unici dati
disponibili provengono da ricerche effettuate su animali morti perché
pescati.
I dati di MedSharks confluiranno nel Global Shark Assessment, un
progetto internazionale teso a stabilire la situazione attuale degli
squali nei mari e oceani del mondo e la necessità di interventi per la
salvaguardia di questi animali. La cooperazione internazionale è infatti
fondamentale, poiché gli squali non conoscono barriere e spesso
attraversano le acque nazionali di molti paesi divenendo così oggetto di
pesca da parte di marinerie di diversa nazionalità.
Roma, 13 giugno 2005
Le
Ricercatrici di Medsharks
Eleonora de Sabata –
coordinatrice del progetto Medsharks
Dal 1988 Eleonora de Sabata, giornalista
e fotografa di mare, ha pubblicato oltre 700 reportage sulle principali
riviste di mare, natura e viaggi internazionali, fra cui il National
Geographic Magazine.
Ha ideato per la De Agostini una collana
di libri per ragazzi, è autrice di due libri di turismo subacqueo e ha
collaborato alla realizzazione di numerose altre pubblicazioni.
Ha preso parte a produzioni televisive
sul Mediterraneo della BBC, Discovery Channel, Rai e Mediaset.
Le sue immagini sono presenti al Museo di
zoologia di Roma e al Monterey Bay Aquarium in California. E’ membro
della Società Italiana di Biologia Marina e, attraverso il progetto
Osservatorio Mediterraneo di cui è ideatrice, collabora con i
ricercatori italiani e stranieri.
Nel 2003 ha fatto parte del comitato
organizzatore del 7° Congresso di ricercatori europei di squali (European
Elasmobranch Association).
Dal 1990 al 2004 è stata sponsorizzata
dalla Mares.
Simona Clò,
Ph.D. – responsabile scientifico del progetto Medsharks
Biologa marina, dal 1994 ad oggi ha
dedicato tutta la sua attività scientifica alla ricerca sugli squali, in
particolare sulla verdesca e sul cetorino.
Dal 2001 è ricercatrice dell’Icram –
Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica Applicata al Mare – in
qualità di responsabile del programma Squali-specie Protetta.
Partecipa al “Cooperative Shark Tagging
Program” del National Marine Fisheries Service del governo americano per
la cattura, marcatura e rilascio di squali.
Ha realizzato numerose pubblicazioni e
comunicazioni ai congressi scientifici nazionali e internazionali. E’
attiva nel settore della divulgazione presso l’Acquario Civico e presso
il dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Milano.
E’tra i soci fondatori del GRIS – Gruppo
dei Ricercatori Italiani sugli Squali, ed è anche socia dell’EEA –
European Elasmobranch Association e dell’AES – American Elasmobranch
Association.