I numeri:
duecentosessantacinque siti rilevati e documentati con un alto livello
di dettaglio, dei quali 96 in Calabria, 79 in Campania, 3 in Basilicata
e in 97 in Puglia
PROCIDA (NAPOLI) -
Duecentosessantacinque siti rilevati e documentati con un alto livello
di dettaglio, dei quali 96 in Calabria, 79 in Campania, 3 in Basilicata
e in 97 in Puglia. Sono questi i numeri della seconda fase del progetto
"Archeomar", conclusasi oggi che in due anni ha portato un'equipe di
archeologi marini a passare al setaccio i fondali dei mari delle quattro
regioni meridionali per censire e documentare le testimonianze del
passato.
L'obiettivo, dopo la conclusione del progetto "Archeomar", come ha
annunciato oggi il viceministro per i Beni e le Attività Culturali,
Antonio Martusciello, dovrà essere quello di realizzare un vero e
proprio polo museale «dedicato alla storia dell'uomo sui mari, nelle
lagune, sui fiumi e sugli ipogei italiani». Cento operatori, tra tecnici
di bordo, subacquei, archeologi subacquei, assistenti e dipendenti delle
Soprintendenze hanno individuato, anche grazie all'utilizzo di moderne
tecnologie come il sistema Gps, relitti di epoca romana, medioevale e
moderna (come relitti militari della I e della II guerra mondiale).
Materiale che costituirà una vera e propria banca dati, con
l'indicazione anche degli elementi di criticità relativi ai rischi di
distruzione. Ma per favorirne la
conoscenza al grande pubblico il materiale finirà in un sito web che è
in fase di allestimento e in un poderoso atlante cartografico e
fotografico dei siti archeologici sommersi che è in corso di
lavorazione.
I risultati della seconda fase del progetto 'Archeomar' sono stati
illustrati oggi, alla presenza del viceministro ai Beni Culturali,
Antonio Martusciello, a bordo della nave oceanografica «Coopernaut
Franca» ancorata al largo dell'isola di Procida (Napoli), proprio dove
gli operatori hanno rintracciato il 'relitto dei marmì. Si tratta di una
imbarcazione del XVIII secolo, affondata per cause ignote che affondò
subito dopo aver doppiato Capo Miseno, che trasportava marmi antichi,
molto probabilmente ricavati dalla spoliazione di un monumento di epoca
romana, e alcuni reperti di ceramica invetriata. Sia i marmi che lo
scafo, secondo quanto hanno accertato gli esperi, sono in buone
condizioni. Il progetto 'Archeomar', finanziato con circa 77 milioni di
euro previsti da una legge del 2002, affidato a seguito
dell'espletamento di una gara internazionale sulla base di una
progettazione compiuta dal ministero per i Beni e le Attività Culturali,
è servito oltre a catalogare nuovi reperti marini anche a mettere a
sistema tutto il materiale raccolto negli anni passati. Al momento sono
state completate le prime due fasi del progetto, ovvero quella della
progettazione dell'intervento e quella dell'individuazione dei siti. Ora
scatterà della valutazione dei dati acquisiti ma come ha spiegato ancora
il viceministro Martusciello bisognerà «trovare le risorse ad hoc per
rendere disponibili ed operativi laboratori di restauro del legno
bagnato e di quanto viene recuperato sott'acqua, come metalli,
ceramiche, materiali lapidei e cuioi».
I risultati finora conseguiti, sempre a giudizio di Martusciello,
dimostrano «che l'intuizione di dotare di fondi e strutture adeguate la
ricerca subacquea era giusta e doverosa e porterà ad un ampliamento
della conoscenza e della capacità di intervento nella tutela di un
patrimonio finora sconosciuto e sedimentato nei secoli».
21/6/2005