Venezia
Dopo oltre un secolo sono
state rinvenute al largo del Lido di Venezia le
rovine del campanile di San Marco crollato nel
1902. A compiere l'importante scoperta, a tre
miglia di distanza da San Nicolò, è stato,
alcune settimane fa, l'idrografo lidense Andrea
Falconi, lo stesso professionista che ha
individuato la presenza di un vulcano sommerso
al largo di Salerno.
Questa nuova scoperta è
avvenuta durante una campagna idrografica di
rilievi litoranei di precisione avviata con
l'obiettivo di ricerca e catalogazione, nei
fondali marini, di eventuali affioramenti
rocciosi. Grazie alla sofisticata
apparecchiatura di indagine acustica sottomarina
dell'imbarcazione "Milvus" del gruppo C.A.M.
ricerche, arrivati a circa tre miglia dal Lido
sono state accertate, a una profondità di una
ventina di metri, delle anomalie degne di essere
approfondite.
Sugli schermi della "Milvus"
comparivano degli accumuli lineari di materiale
di altezza non superiore ai 70 centimetri,
lunghi dai 30 ai 60 metri, disposti secondo
l'andamento delle correnti dominanti. Ultimata
la mappatura del sito, Andrea Falconi con il
prof. Emilio Motta e l'operatore Andrea Pianon
si sono immersi per documentare l'interessante
difformità di fondale. I tre esperti subacquei
sott'acqua hanno notato la presenza di tanti
singoli mattoni con abbondanza di agglomerati
laterizi. Tutto il materiale appariva, inoltre,
fortemente incrostato a causa molto
probabilmente della lunga permanenza sott'acqua.
Come si usa in presenza di siti archeologici i
mattoni non sono stati rimossi o manomessi, ma
Andrea Falconi ha provveduto a effettuare solo
dei rilievi video e fotografici. Dell'importante
rinvenimento, utile anche ai fini di una più
esatta conoscenza dei fondali, sono stati
informati sia la Sopraintendenza archeologica
del Veneto sia la Direzione Marittima del Veneto
che stanno svolgendo delle ricerche per capire a
cosa si possano riferire. Dalla tipologia di
materiali rinvenuti, dalla loro quantità e
distribuzione sul fondo, dalla loro distanza dal
porto di San Nicolò l'equipaggio della "Milvus"
ha pensato alla possibilità di essere in
presenza delle rovine del campanile di San
Marco, crollato oltre cent'anni fa. Le prime
ricerche confermavano tale ipotesi. Conferma
arrivata pure dal centro operativo della C.A.M.
dopo un'indagine storica di Nicola Falconi. Tra
le fonti il libro "il campanile di San Marco" :
il crollo e la ricostruzione viene spiegato con
le parole "la maggior parte delle macerie venne
gettata in mare a tre miglia da San Nicolò.
Tanto che, in occasione del primo viaggio, il 22
luglio, l'architetto Giacomo Boni predispose una
cerimonia commemorativa. E fin dalla partenza di
San Marco sul cumulo dei primi cento metri cubi
di materiale venne piantato un ramo di alloro
spezzato. E giunti al largo una bambina con
visibile commozione lanciò in acqua un mattone
con incisa la data del 14 luglio del 1902".
Sempre lo stesso testo ricorda che al ritorno la
bambina teneva in mano per ricordo "un tochetin
de maton del Campanil" non gettato in acqua, a
testimonianza di un grande cuore e orgoglio
veneziano". Oggi, 103 anni dopo, si apre un
nuovo capitolo di quella che sembrava essere una
storia ormai chiusa. Tra lo stupore, i mattoni
dello storico campanile sono stati ritrovati
sott'acqua. Per questo ora verranno compiuti
degli ulteriori studi per rendere ufficiale il
punto esatto del rinvenimento e valutare la
possibilità di prelevare alcuni mattoni per
riportarli alla luce. Grande, intanto, la
soddisfazione degli scopritori al Lido di
Venezia. Dalla laguna la città ha recuperato
così un pezzo della sua gloriosa storia.
Lorenzo Mayer |