La cartografia post-medievale indica in maniera abbastanza circostanziata la
posizione dell'isola di San Marco in Boccalama.
Anche dopo la sua scomparsa nel corso del XVI secolo, a causa della
progressiva subsidenza lagunare e dell'erosione, permangono citazioni che
ricordano l'isola come, appunto, "desfrutta" o "persa".
Le ricerche effettuate tra il 1966 e il 1969 da Ernesto Canal hanno
consentito di rintracciare l'antico insediamento fra le Motte di Volpego, a est
del canale Malamocco-Marghera, e il canale Campanella (1).
Un primo "oratorium" di San Marco de Lama sarebbe già presente,
secondo gli antichi cronisti, nel 1013, come riferisce M. Cornaro (2): "...
San Marco de Lama o de Bocca Lama, si vede in tutte le vecchie carte
all'imboccatura del Volpadego o Volpego.
La fondazione della chiesa ebbe luogo nel 1013; ma pare, stando al Trevisan,
che fin dal 960 vi sorgesse un'altra chiesa dedicata a Maria.
La chiesa di San Marco col Monastero annesso fu tenuta dai Canonici regolari
e nel suo cimitero come in quello di San Leonardo di Fossamala venivano
seppelliti gli appestati. Già nel 1320, poco prima della costruzione
dell'argine a difesa della laguna e della diversione della Brenta da questa
parte, l'isola era minacciata mortalmente dalle acque che l'avevano corrosa e
ricoperta per buon tratto; ma subito dopo tali opere idrauliche, nel 1328 essa
risorse.
L'abate chiedeva e otteneva cinquanta passi di acque pubbliche per compiervi
i restauri e le nuove fabbriche; d'allora la foresteria, un'apposita casa di
pietra e la cavana, che si trovavano a 100 passi dalla imboccatura della stada
fluviale, si riapersero con grande conforto dei passeggeri, naviganti e
pescatori, non solo della laguna meridionale, ma inoltre della settentrionale,
perché, chiusa la bocca di Fusina e dichiarato intangibile l'argine, anche
quelli di Venezia dovevano prendere questa volta.
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Ma una tale fioritura non durò molto perché nel '400, a detta del
Sabellico,
gli edifici erano già in rovina e già nella seconda metà del '600, per
testimonianza del Trevisan, non rimaneva nemmeno la ricordanza del luogo".
L'isola è ricordata anche da V. Piva che scrive.'" S. Maria (Assunta)
de Boccalama (in isola), fondata nel 960 su di una delle tre isole, vicina l'una
all'altra, site alle foci di un ramo del Brenta, detto Lama come si ricava da un
antico codice manoscritto da anonimo cronologo del sec. XV.
Era officiata da Regolari di ignoto istituto, che alla fine del 1300
dovettero abbandonare il luogo, divenuto insalubre. La Chiesa, vetusta e
abbandonata, ben presto rovinò (1400)."
... "S. Marco de Boccalama (in isola), eretta nel 1013, con annesso
monastero, a poca distanza da 5. Maria (960) e da S. Leonardo (1000), da
canonici regolari Agostiniani.
Di questo monastero se ne parla, come riporta il Corner, in una concessione
fatta al priore Nicola dal Maggior Consiglio il 28 luglio 1328.
Nel 1347 i Religiosi dovettero abbandonare l'isola, adibita a ricevere i
cadaveri degli appestati.
Da altri documenti del 1381-82-83 si ricava che i canonici ritornarono; ma
all'inizio del 1400 se ne partirono per non più ritornare, date le misere
condizioni dell'isola.
Con Bolla 10 ottobre 1442 del Pontefice Eugenio IV le rendite furono unite al
"Collegium perpetuum duodecim pauperum Clericorum" istituito presso la
Cattedrale del Santo Vescovo di Castello Lorenzo Giustiniani.
Dalla Bolla si ricava che i fabbricati erano già cadenti, per quanto fosse
investito un sacerdote a ufficiare la chiesa "sine cura"; un'ultima
investitura la si trova nel 1485".
In generale, tutti gli autori sono concordi sulla presenza di un monastero
anteriormente al XIV secolo.
L'intitolazione al Santo Patrono di Venezia avrebbe avuto un senso
strategico-politico per far valere il possesso di terre di confine.
Di particolare rilievo il documento del 1328, citato sia da Cornaro che dalla
Piva.
Esso, infatti, fissa alcuni importanti dati topografici e storici e
stabilisce il periodo in cui un priore dei canonici regolari o agostiniani si
fece artefice del restauro della foresteria e della cavana messe a disposizione
dei marinai e viandanti che transitavano lungo la vicina
rotta fluviale.
Nel momento in cui vennero nuovamente modificati gli assetti idraulici di
questa parte di laguna, la subsidenza e l'erosione resero presto inabitabili gli
ambienti del monastero che venne, infine, abbandonato verso la fine del '300
(5).
L'utilizzo dell'area del monastero come luogo di sepoltura di massa della
cosiddetta "gente piccola", durante l'epidemia di peste del 1348, è
confermato dalla presenza di centinaia di sepolture e di resti umani erratici a
causa dei forti fenomeni erosivi, rinvenuti durante ricognizioni subacquee dei
fondali nell'area in cui un tempo sorgeva l'isola.
Nel 1452 sulle strutture abbandonate fu fatto passare l'argine parador o
fraversagno che rimase in funzione solamente pochi anni fino al suo definitivo
smantellamento a opera delle acque.
Reperti ceramici rinvenuti dal Canal databili al XVI secolo costituiscono
un'indubbia fonte archeologica che testimonia una sporadica frequentazione
dell'area anche in quel secolo.
Note
1) E.
CANAL,
Localizzazione
nella laguna Venera dell'isola di San Marco in Bocca Lama e rilevamento di
fondazioni di antichi edifici, in "Archeologia Veneta", 1(1978),
pp. 167174; cfr. anche G. CONTON a cura di, Ma/contenta; Immagini, documenti,
testimonianze, per una storia del territorio, Venezia 1988, pp. 45 e 49.
2) M. CORNARO, Scritture sulla laguna, in "Antichi scrittori di
idraulica veneta", Magistrato a/le Acque, a cura di G. Pesanello, Venezia
1919, voi, I, p. 80.
3) Il documento cui Cornaro si riferisce è B. TREVISAN, Della laguna dì
Venezia, trattato ... diviso in quattro punti, in Venezia, per D. Lovisa, 1715,
p. 10: "... in una Cronaca antichissima, chio conservo si lege: che vi
fosse una chiesa in Bocca Lame netta Santa Maria fabbricata nel 960; e quella di
S. Marco chiamata col nome del fiume stesso si rifabbricasse nel 1042, onde
comprendere ben sì può che fosse abitato quel sito, che vicino alla sacca del
Pomo d'Oro si estende ..." (N.d.A.).
4) V. RIVA, Il patriarcato di Venezia e le sue origini, Venezia 1960, libro
II; le citazioni sono tratte rispettivamente da p. 96 e
da p. 105.
5) Nel 1550 il pescatore Domenego Franco racconta: 'L'isola de San Marco de
Lama era più granda, adesso se vede le celle ne l'acqua. Item la porta de San
Marco ce Lama era più de passa vinti (m. 35 cv.) di quello cne si trova al
presente" (ASV, SEA, reg. 608, Extr. III, cc. 110 v. - 111 v.).